Secondo giorno

Il risveglio è stato traumatico. Avrei preso a pugni la sveglia, se solo lui non l'avesse piazzata sulla scrivania. E la scrivania è distante due metri dal letto. Certo, svegliarmi tra le sue braccia riscatta tutto. Siamo stati in giro per Roma, come due piccioncini innamorati. Rettifico: io ero la piccioncina innamorata, lui si divertiva a prendermi in giro perché avevo male ai piedi. Giro turistico senza fotocamera. Perché l'ho dimenticata a casa. Ma avrò tempo per scattare foto. A un tratto ha dovuto portarmi in braccio per mettere a tacere i miei continui lamenti. Arrivati in cima alla scalinata di Piazza di Spagna, ho guardato giù e mi è tornato in mente il viaggio fatto qualche mese fa con le mie amiche. Come sono cambiate le cose. Non avrei mai immaginato tutto questo. Andare in metro è una cosa che mi ha sempre affascinata e oggi è stata una follia con lui. Siamo tornati dopo pranzo, avendo saltato il pranzo. Dopo una doccia (e dopo aver coccolato i miei poveri piedi distrutti), ho tirato fuori pacco di risotto che mia madre mi ha infilato in valigia la sera prima della partenza. Ha insistito per aiutarmi a preparlo e mi era sembrato così carino, che l'ho lasciato fare. Ecco una cosa che devo appuntarmi: mai permettere a un uomo di mettere mano laddove non è capace di metterla per bene. HA ROVINATO IL RISOTTO CON UN LITRO D'ACQUA!! E' venuta fuori una brodaglia poco raccomandabile. Mi veniva da piangere per la disperazione. Lui invece ha riso tutto il tempo e l'ha anche mangiato con gusto, giurando che non era male. Ma come ho fatto a innamorarmi di un matto demenziale come questo???
Il pomeriggio lo ha trascorso a lavorare al pc, mentre io mi son data a una pennichella. E adesso mi godo gli ultimi momenti di intimità. Perché domani comincia una nuova fase di questa avventura: torna il coinquilino con cui divide la camera, per cui saremo ufficialmente in tre. Mi ha avvisata che domani pomeriggio ha una lezione all'università e io ho detto che me ne andrò un po' in giro per la città. Sono da manicomio? Va bene che mi do all'avventura, ma non sarà un po' troppo girovagare senza meta per strade che non conosco? Mi ha scritto su un foglietto i numeri degli autobus e le linee della metro da prendere per tornare a casa.
- Cosa credi, che non sia capace di tornare? - ho chiesto, beffarda.
- Non è per sottovalutarti - ha risposto. - Voglio solo avere la coscienza a posto.
- Non sbircerò nemmeno una volta le tue indicazioni.
- Ne riparliamo domani, quando mi chiamerai in lacrime, implorandomi di venire a recuperarti.
Ho riso, ma era più una risatina isterica. Non lo chiamerei nemmeno se fossi in pericolo di vita, è una questione di orgoglio. Ma già so che terrò stretto il foglietto.
Adesso metto via il notebook e mi metto a letto, attendendo che si decida a spegnere il pc per raggiungermi. Sono emozionata. Mi tremerebbero le gambe, se non fossi così stanca.
Vedremo che succederà.

Alex

Primo giorno - 2 parte

Le mie valigie sotto al letto devo ammettere che mi fanno una strana impressione.
Dopo appena ventiquattro ore, mi muovo con familiarità in questa casa che non è la mia.
Il pomeriggio è volato guardando un film. Sono piccole emozioni che ho agognato in questo mese di separazione. In certi momenti, mentre lui seguiva il film sdraiato al mio fianco sul letto a una piazza, io mi perdevo in pensieri acrobatici. Non riesco ancora del tutto a rendermi conto di quello che ho realizzato. Ho preso un treno e ho attraversato intere regioni per venire qui. E adesso viviamo sotto lo stesso tetto. Oggi ci siamo goduti la casa in santa pace, nei nostri intimi silenzi, nelle nostre esagerate risate e nei nostri rumorosi battibecchi. Ma tra due giorni torna il suo coinquilino e io non vedo l'ora di conoscerlo. E' come se fossi impaziente di mostrarmi ai suoi amici, di sfoggiare la mia importanza. Si, perché stare al suo fianco mi fa sentire importante (e qui la psicologa comincerebbe con tutta una serie di domanda del genere perché non ti senti importante senza di lui?).
Dopo il film (e dopo la nostra giustamente tanto sospirata tranquilla intimità), e una cena deliziosa, è arrivata l'altra coinquilina. Questa, più che sua amica mi pare di aver capito che sia solo una conoscente. Sta tutto il giorno fuori, tra università e lavoro, e rientra solo dopo cena. E' coreana, molto molto carina. E sottolineo il MOLTO. Macché, lui pare avere occhi solo per me e io sento ancora puzza di bruciato (che poi si scopre che era tutta una messinscena e io trascino giù tutti con me nel Tevere con le pietre al collo).
Lui: lei è Alex. Alex, lei è Elena.
Io: Ciao.
Elena: Tanto piacere! Finalmente ti conosco. Mi ha molto parlato di te. Anzi, ci ha fatto una testa così a tutti, guarda.
Io (guardando lui con la faccia di chi ha appena svelato clamoroso inganno): Molto parlato di me, eh?
Elena: Sei molto carina. Va bene, ragazzi, buonanotte. Io sono distrutta, mi butto a letto.
Lui e io: notte.
Ha chiuso la porta della camera e l'ho massacrato di pugni fino al letto, mentre lui rideva negando tutto.
Adesso io sono seduta sul suo letto e fisso le sue spalle. E' immerso in un lavoro al pc. Ha promesso che ci metterà pochissimo. E allora ho pensato di approfittarne per aggiornare. Ha puntato la sveglia alle nove del mattino. L'ho minacciato di lanciarla dalla finestra. Ha organizzato una gita per Roma, per domani. A piedi. E' matto. Ma sono così contenta che non sto più nella pelle. Adesso nascondo il notebook, prima che si alzi di scatto e venga a leggere quello che scrivo.
Non vedo l'ora che venga a sdraiarsi vicino a me.

Alex

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